Lingua

Do you speak…?

Come è ben risaputo il numero di immigrati in Italia è in aumento, e lentamente anche il numero di matrimoni misti, una tendenza che è comune a molti paesi del mondo occidentale.

I bambini nati in famiglie in cui si parla una lingua differente da quella del paese in cui vivono, o i cui genitori hanno lingue diverse tra di loro, devono preoccuparsi di risolvere l’ostacolo del linguaggio rispetto ai loro coetanei monolingue. In Italia abbiamo esempi concreti in regioni quali la Valle D’Aosta o il Trentino Alto Adige. Ma è ben diverso quando il bilinguismo del bambino è generato in famiglia e lo mette nella posizione di essere “diverso” dagli altri in una società monolingue.

Ci sono fasi della crescita in cui il bambino vive male questo suo essere diverso, e si rifiuta di parlare l’altra lingua a scuola o in presenza degli amichetti. Passate queste fasi, quasi tutti i bambini bilingue diventano orgogliosi della loro conoscenza, e la considerano un dono importante.

Ma quali sono i vantaggi del bilinguismo? Partendo dal presupposto che queste sono scelte del tutto personali, ci sono molti vantaggi nel bilinguismo. I vantaggi pratici sono evidenti a tutti, perché la conoscenza di più lingue darà più possibilità di scelta nella vita, ma ci sono anche vantaggi più sottili, quali l’apertura mentale del bambino nell’accettazione del diverso. Iniziare presto con entrambe le lingue è un passo molto importante per lo sviluppo corretto del linguaggio.

A volte i genitori pensano di iniziare con una lingua e attendere un paio di anni prima di introdurre la seconda. Non è raro però che il bambino rifiuti la seconda lingua, in quanto quando finalmente si trova in una fase in cui riesce a comunicare, tutto gli viene improvvisamente confuso di nuovo. Adottare a volte una lingua a volte un’altra per parlare con nostro figlio, o peggio mischiarle all’interno della stessa frase non lo aiuta affatto.

Il bambino ha bisogno di mantenere le lingue separate, ed è costretto ad impegnarsi in un esercizio continuo per dividerle. Il bambino bilingue normalmente inizia a parlare un po’ più tardi rispetto ai suoi coetanei. Bisogna fare lo sforzo di ricordarsi che il ritardo è solo provvisorio, e intorno all’età di quattro o cinque anni, il distacco dai loro coetanei sarà impercettibile. Un altro problema temporaneo è quello della confusione tra le lingue, per cui il bambino utilizza parole delle due lingue nella stessa frase o inizia a creare delle parole date dall’unione delle due. La confusione è più evidente all’inizio, quando il vocabolario è limitato, e i bambini attingono dall’una o dall’altra lingua indifferentemente per riempire i vuoti di conoscenza. Questa fase viene naturalmente superata man mano che le proprietà linguistiche di ciascuna lingua aumentano. La separazione tra i due sistemi linguistici avviene in media tra i 2 e 3 anni di età.

Per quanto ci si possa impegnare, bisogna ricordarsi che la lingua del paese in cui si vive diventerà necessariamente la lingua principale del bambino. A seconda della qualità e quantità di contatti del bambino con la lingua secondaria al di fuori della famiglia, questa sarà più o meno evoluta, e potrebbe essere quasi pari alla lingua principale. Nella maggior parte dei casi però non si riuscirà ad offrire quella varietà di stimoli linguistici che solo il vivere quotidianamente in un paese può offrirti. Effettuare frequenti viaggi nel paese della lingua secondaria, leggere libri, guardare film, aumentare il più possibile l’esposizione e la varietà, può aiutare a diminuire questa disparità.

In conclusione vale la pena ricordare che al di là del livello di conoscenza delle due o più lingue raggiunto dal bambino, il dono più importante è l’impostazione mentale di apertura, accettazione e tolleranza, che è strettamente collegato con il bilinguismo. E questo è forse il dono più prezioso che possiamo fargli.

Mary Merenda
Insegnante di scuola dell’infanzia

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